Dopo la Turchia, l’Italia è il secondo produttore al mondo di nocciole, con il 12% della produzione totale, per volumi produttivi, le regioni più importanti sono Campania, Lazio, Piemonte, Sicilia e Liguria. Si tratta di cultivar diffusa su tutto il territorio nazionale, dalla pianura alla bassa montagna (1300 – 1500 m).
L’albero del nocciolo è una pianta da frutto originaria dell’Asia Minore. Appartiene alla famiglia delle Betulaceae, genere Corylus. Esistono diverse specie adatte alla coltivazione su larga scala, ma la varietà maggiormente presente nel nostro Paese sono della specie Coryllus avellana.
Per la sua coltivazione l’albero del nocciolo:
Negli ultimi anni la domanda di nocciole made in Italy è in forte crescita legata sia alla rinnovata scoperta delle sue proprietà salutistiche, ma anche di un uso sempre più diffuso nell’industria dolciaria.
Un trend in crescita che ha spinto molti imprenditori in Italia a investire per realizzare nuovi impianti anche in aree tradizionalmente non vocate (circa 5000 nuovi ettari dal 2018 ad oggi).
Grandi sono infatti le aspettative per la campagna produttiva di questo anno, visto l’andamento i risultati dello scorso anno a causa delle difficili condizioni climatiche caratterizzate da gelate primaverili e prolungata siccità nei mesi estivi.
La cimice asiatica un piccolo carrarmato contro il nocciolo
Il nocciolo è una pianta suscettibile sia alle avversità parassitarie, biotiche o fisiopatiche: nel primo caso la pianta o i frutti sono attaccati da insetti che danneggiano le nocciole o le foglie; le avversità biotiche sono invece quelle causate da funghi, batteri e namatodi. Infine, l’ultima causa delle malattie del nocciolo, sono le avversità fisiopatiche ovvero le patologie della pianta che sono determinate da fattori ambientali.
Le cimici sono i principali fitofagi dannosi per il nocciolo, le loro punture di nutrizione provocano un’alterazione a carico del seme che compromette la qualità del frutto (cimiciato).
Le principali specie di cimici sono: Halymorpha halys, Gonocerus acuteangulatus, Palamenna prasina, Nezara viridula, Raphygaster nebulosa.
La specie più dannosa su nocciolo risulta essere Halyomorpha halys, la cimice asiatica.
È un insetto della famiglia Pentatomida e (ordine dei rincoti), originario della Cina, Giappone e Taiwan.
Fu introdotto accidentalmente negli Stati Uniti con i primi esemplari osservati nel 1998 e da lì a poco sbarcò in Europa e in Italia.
La cimice Asiatica è una specie molto invasiva, altamente polifaga con una elevata capacità riproduttiva.
In Italia è in grado di compiere 2 generazioni che tendono a sovrapporsi provocando danni sia da forme giovanili che da adulti. Come altre specie appartenenti alla loro stessa famiglia lo svernamento avviene allo stadio di adulto all’interno di ripari occasionali.
L’introduzione di questa specie ha aggravato notevolmente il tradizionale problema della difesa del nocciolo; infatti con annate con forte presenza risulta pertanto necessario intervenire più volte con trattamenti insetticidi per ridurre i danni da cimiciato che possono raggiungere livelli non accettabili dal mercato.
Nell’arco degli anni sono state effettuate presso diversi siti produttiviprove di lotta sia con insetticidi di sintesi che con sostanze dai possibili effetti repellenti, fagodetterenti o corroboranti.
La prova è stata svolta dalla divisione Hazelnut Company del gruppo Ferrero insieme alla Regione Piemonte e aveva come obiettivo l’utilizzo di alcuni prodotti corroboranti e coadiuvanti per il contenimento delle cimici del nocciolo e del cimiciato.
La prova è stata realizzata in un’azienda coricola di Alba (CN) con impianto del 2011 avente sesto 6X5 m.
Tra i prodotti testati, è stato utilizzato anche il nostro CAOLINO BPLN in miscela con lo SMOP (Sapone Molle Oleato Potassico) ad un dosaggio di 5 kg/100l di Caolino BPLN e di 50 g/100l di SMOP.
I risultati hanno dimostrato che l’esecuzione di un trattamento aggiuntivo tra la prima e la seconda raccolta con il CAOLINO BPLN (5 kg/100l) e lo SMOP (50 g/100l) ha contribuito significativamente alla riduzione del danno nella seconda raccolta sia rispetto al testimone non trattato, sia rispetto alla sola strategia chimica che non ha ricevuto interventi prima della seconda raccolta in quanto, oltre al problema del tempo di carenza di alcuni insetticidi, non rientra nelle pratiche normalmente utilizzate dai coricoltori.
La miglior prevenzione di questo problema è garantire un buon drenaggio al suolo, attraverso l’uso di un ammendante agricolo consentito in agricoltura biologica quale la zeolite – scopri la nostra ZeO.BiT– che può venire in aiuto del coricoltore
La zeolite ammendante è in grado di:
Un’altra patologia caratteristica del nocciolo è il Mal dello stacco (Cytospora corylicola) che colpisce gli impianti troppo fitti, esposti a periodi di siccità prolungati o soggetti a tecniche agronomiche scorrette.
Con l’aumentare delle temperature delle temperature e dell’umidità che avviene in primavera, la spora si sposta sulla superficie del legno malato e diviene visibile sotto forma di grumi di colore arancione e rossastro attraverso i quali si diffonde, attaccando le ferite di altre piante sane.
Il fungo tende a diffondersi su tutta la circolazione della pianta e ne provoca l’essiccamento.
Un trattamento con la Propolis potrebbe essere una soluzione utile ed efficace per proteggere le ferite e i danni della pianta (fisiopatie e danni meccanici) nei confronti degli organismi nocivi andando a svolgere una spiccata azione di potenziatore delle difese delle piante.
Il nocciolo risulta essere particolarmente sensibile alle malattie di origine fungine sia a carico dell’apparato radicale che dell’apparato epigeo della pianta.
Una delle malattie più comuni per il nocciolo è il marciume radicale, causato dalla Armillaria mellea: fungo che trova le condizioni ideali nei suoli molto soggetti ai ristagni idrici, nei quali provoca il marciume dell’apparato radicale.
Il sintomo più evidente di questa patologia è il deperimento delle chiome della pianta, anche se per essere certi della presenza del fungo occorre verificare le condizioni del colletto che, se attaccato, sarà caratterizzato da tessuti decomposti e più scuri rispetto al colore fisiologico, con i tessuti delle radici inframezzati da filamenti e lamelle di colore biancastro che emanano un caratteristico profumo di fungo.